La Statua di Papa Giovanni XXIII: un atto di fede, di amore, di speranza

Pensieri di fede

Care amiche ed amici, Caro Don Giuseppe, cari offerenti Adriano De Zotti e fratello,
così ho piacere di parlare della mia scultura, il mio Papa Giovanni XXIII, e un poco anche di me. 

È stata una sfida importante, quella che mi ha proposto l'amica Lia De Martin, che ho raccolto con tutte le mie forze: per lei, che ho saputo conoscere in questi anni nella sua limpida spiritualità, per Don Giuseppe sempre disponibile, per la generosità e la pazienza di Adriano e del fratello che hanno saputo attendere, per la bellissima chiesa di San Pietro di Feletto, dove la storia dell'arte e della fede ha scritto alcune delle pagine più belle in un paesaggio disegnato dall'uomo insieme alla natura tra le verdi colline ricamate dai filari dei vigneti.
In questi mesi ho avuto il conforto di molti. Di sua eccellenza Monsignor Loris Capovilla, che ha voluto onorarmi con tutta la sua benevolenza, di Marco Roncalli presidente della Fondazione Papa Giovanni XXIII di Bergamo che per primo ha visto il primo bozzetto a matita e pastello. Della famiglia Mannuzza, Marcello e Pia col figlio Andrea, che portano avanti come nella più bella tradizione rinascimentale italiana una splendida bottega ceramica sulla Riviera Ligure dove sono passati alcuni dei più grandi artisti italiani, in primis Emanuele Luzzati, e dove da anni lavoro e realizzo le mie ceramiche realizzate con l'acqua di mare. È in questa magnifica bottega ceramica che il mio Papa Giovanni XXIII ha preso forma giorno per giorno, attraverso un lavoro lungo, intenso e impegnativo.
Devo dire che in quest’opera c’è una affinità personale con un Papa che non a caso è stato definito “il Papa Buono”. 

Ogni artista ha un suo bagaglio culturale e di esperienze di vita, di travagli, gioie e sofferenze, un insieme complesso di elementi che poi, in un modo o nell’altro, escono fuori sempre. Anche da poche righe tracciate su un foglio. E così è stato anche in quest'opera, importante. Nel mio lavoro ho toccato più espressioni dell’arte, con le mie mani. Ho sempre creato con le mie mani, con le mie dita: disegnando, modellando, suonando la tastiera di un pianoforte, scrivendo un libro, partendo da zero ogni volta. Per me scrivere, suonare, dipingere, scolpire, è un fatto naturale, sono tante parti di me, che insieme sono l’unità del mio spirito, del mio vedere la vita e il mio rapporto con gli altri nel bellissimo e complicato viaggio che ci viene permesso. Per questo nel mio percorso artistico ho sempre fatto fatica a confrontarmi con chi ti deve per forza di cose chiudere in un recinto: se scrivi e fai il critico non puoi scolpire. Se sei illustratore non sei ceramista. Se sei designer non puoi dirigere un ufficio stampa. Mentre io ho fatto e faccio insieme tutto questo. Pensare che nel Rinascimento la cultura per l'uomo era tutto, una cultura che racchiudeva ogni possibile espressione umana. Così l'artista, pensate al Vasari, a Leonardo Da Vinci, era scultore, poeta, musicista, pittore, letterato, filosofo e così via, tutto insieme, come è bello che sia. Oggi nella nostra epoca di iper specializzazione, devi avere un’etichetta e portatela addosso sempre, le persone ti mettono al posto giusto e si tranquillizzano.  Così, trovandomi di fronte perennemente a questo problema, ho iniziato a portare avanti i miei percorsi a comparti stagno, per non disorientare chi pare disorientarsi così facilmente.

Questo fino a non molto tempo fa. Poi qualcosa è scattato.
Prima un episodio di salute, come capita a tutti o a molti di noi, grave e difficile da superare ma superato, che ha reso più chiaro il percorso. E poi, il sorriso di Lia De Martin. E la richiesta per suo tramite degli offerenti, di una statua di Papa Giovanni XXIII, in ceramica, da farsi nella mia ceramica di Liguria, quella che realizzo usando l’acqua di mare, nella mia ricerca di una spiritualità interiore che mi leghi al creato, al mondo che è attorno a me, a quell'orizzonte marino che fa sognare e sperare. Con Lia, suo marito e la sua bella associazione culturale Club Verdurin che ho conosciuto 3 anni fa è nato una sorta di amore amicale a prima vista. Siamo molto differenti nei nostri percorsi di vita, lei lo sa bene, ma abbiamo lo stesso modo di sentire le emozioni, e forse per quello gli occhi a volte si parlano meglio delle parole. Lei ha visto più lontano di me, mi ha fatto andare oltre gli steccati, quelli che gli altri mi hanno eretto attorno, e di questo le sono e le sarò sempre grato.
In parte c'era già riuscito il grande artista senese Carlo Pizzichini, che mi ha invitato l'estate scorsa ad una importante mostra sulla spiritualità a Siena dove ho esposto una mia interpretazione delle antiche fiasche da pellegrino in ceramica, in onore della Nostra Signora di Misericordia, nel Santuario di Savona, facendomi confrontare con un tema che era nelle mie corde ma che ancora doveva esplicarsi.
Oggi, grazie a Lia, sono sereno e felice nel mostrare la mia espressione artistica nella sua interezza.
Metto assieme la mia presenza alla Biennale di Venezia nel 2011 con le mie vignette pubblicate dalla Gazzetta dello Sport per 17 anni, alcune delle quali esposte al Museo Olimpico di Losanna; metto insieme i miei testi critici e giornalistici scritti per gli artisti che più apprezzo con le mie opere di design in vetro realizzato in una delle più belle fornaci di Murano; metto insieme le mie ricerche e i miei studi sulla ceramica antica e la lezione magistrale tenuta nell'ateneo di Melbourne in Australia alla Monash University insieme con i miei laboratori di disegno e fumetto per bambini. Con naturalezza e semplicità.

Emozioni, passione, calore, affetti, storie, sofferenze, libertà, solidarietà, amicizia: tutto questo, con naturalezza e semplicità, è oggi in questa statua. Prima di tutto il sorriso. Certo, c’era una foto che mi è stata affidata come riferimento, ma quel sorriso è, metaforicamente, il sorridere alla vita come dono. Con sentimento, con solidarietà per il prossimo, anche con un filo di ironia, con voglia di costruire e non distruggere. Papa Giovanni XXIII è entrato nella storia e soprattutto nei cuori proprio per questo: per la voglia di fare del bene, di costruire, di condividere, con grande e vera umiltà, quella che o ce l’hai nel tuo cuore o non ce l’hai.  Mi sento molto piccolo a parlare di lui ma spero mi perdonerete e capirete il senso delle mie parole. Il mio Papa Giovanni XXIII è il frutto di una vera e sincera devozione popolare, quella degli offerenti in primis, di Lia, del parroco Don Giuseppe, ma anche della mia: è una sorta di ex voto collettivo dove le pietre angolari sono l'amore, la sincerità, la verità, la bontà, intesa come valore alto e supremo. Quante parole potremmo spendere sulla cattiveria che oggi percorre il pianeta, non solo negli scenari di guerra, ma anche di quella cattiveria che troviamo oggi nei giornali, su internet, in televisione, al bar, persino nel nostro pianerottolo a volte quando abbiamo a che fare col nostro vicino di casa o ci si gioca la vita per un parcheggio. Basta la crisi economica, il non avere un lavoro o non avere soldi per comprarsi da mangiare per giustificare violenza e aggressività verso il prossimo? Io dico di no, la dignità non ha un prezzo. E lo dice anche Papa Bergoglio.
Per questo combattiamo anche per un semplice sorriso, per una mano tesa.
Per tutto questo ho accettato di realizzare la statua di Papa Giovanni XXIII. Per  aggiungere un sorriso per tutti. Questo, oggi, è il vero gesto rivoluzionario. Oggi perseguire la bontà è fare rivoluzione. Troppo facile scendere in strada e spaccare tutto, bruciare simboli e bandiere, troppo facile odiare il diverso o riversare sull’altro tutte le colpe dei mali del mondo o delle proprie disgrazie, o riempire internet di insulti e di veleno. Perseguire la bontà è e sarà la rivoluzione di questi e dei prossimi anni. Questo è il messaggio che oggi si irradia da questo splendido luogo che raccoglie i vostri cuori, questo il messaggio del mio Papa Giovanni XXIII, che da oggi, grazie a Adriano e suo fratello, qui a San Pietro di Feletto, nella sua matericità ceramica e spirituale unisce le terre e le genti di Liguria e Veneto in un unico respiro.       
                                            
Roberto Giannotti

Questo testo è stato scritto in occasione della consegna della statua di Papa Giovanni XXIII, realizzata da Roby Giannotti, alla Pieve di San Pietro di Feletto (TV).
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